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Palermo e il suo porto

Secondo le testimonianze giunteci dal passato, il primo nucleo della città si sviluppò fra l’VIII ed il VII secolo a.C., ad opera dei Fenici che riconobbero nella comune foce del Kemonia e del Papireto, in un fiordo naturale, il sito ideale per impiantare un porto affacciato direttamente sul Tirreno. I greci la chiamavano Πάνορμος (Pànormos), tutto porto, dando al sito un indelebile imprinting, che perdurerà anche in epoca romana (Panormus) e successivamente.

L’assetto fondamentale del porto non mutò durante i secoli e con l’avvicendarsi delle conquiste, mentre la città subiva l’espansione verso la retrostante piana della Conca d’Oro, fino al XVI secolo, quando importanti lavori di interramento ed adattamento ne trasformarono la fisionomia, creando la ancora esistente Cala e la toponomastica prospiciente alla linea di costa che si può ammirare a tutt’oggi. Dall’inizio del XX secolo, con la costruzione dei cantieri navali ad opera della famiglia Florio ed i successivi interventi di epoca fascista che diedero origine agli attuali moli di attracco del nuovo porto, si va a completare la sua immagine odierna.

Dopo la recentissima approvazione del nuovo Piano Regolatore Portuale il futuro del Porto di Palermo si lega indissolubilmente a quello delle realtà costiere circostanti: si accentuerà la sua vocazione turistica e crocieristica, spostando il traffico merci sul porto di Termini Imerese. Sono previste, come conseguenza, una serie di opere di adattamento e di facilitazione del traffico, per ridare all’area portuale la primitiva integrazione col tessuto urbano, anche attraverso l’abbattimento delle attuali barriere delimitanti l’area portuale stessa.